Day: agosto 28, 2015

A RISCHIO IL MITO DELL’”ITALIAN STALLION” ORA CHE ROCCO SIFFREDI SI DA’ ALLA “SIT COM”; C’E’ POSSIBILITA’ DI …“RISCATTO”?


roccoChe fine ha fatto l’”Italian Stallion” (già, proprio come “Che fine ha fatto Baby Jane”)? E’il grido che rimane soffocato nella strozza di tante massaie italiane in debito di emozioni con la vita che, incredule, hanno appreso la destabilizzante notizia dalle fonti più disparate e che ora dovranno fare un immane sforzo di adattamento a una nuova e sconfortante realtà, sì, perché l’annuncio da parte dei “media” di un “taglio netto” a proposito di Rocco Siffredi, ivi compresi tutti i suoi possibili “annessi e connessi” (non fraintendete, nessuna mutilazione a suo irrimediabile nocumento, ad opera di qualche squilibrata epigona di Lorena Bobbit!), ci rendiamo conto che possa creare scompiglio, sebbene si tratti, banalmente, dell’archiviazione (definitiva?), per sua volontà, dei circa 30 anni di onorata carriera senza demerito, anzi, costellata di riconoscimenti al valore, traducibili in 40 AVN Awards (gli Oscar del porno), ben 1500 pellicole, fra cui spiccano titoli di elevato impegno “culturale” al pari di “Rocco e le Storie Tese”,  “Ana* Fever” “Furious Fu*kers” “S*domania” “Rocco Animal Trainer” ecc. e persino una versione “hardcore” di “Dracula”, ossia “Ejac*la”, tutto un passato glorioso cancellato con un colpo di spugna, perché, per chi ancora non lo sapesse, da settembre il nostro si darà al “docu-reality” casalingo su “La5” con “Casa Siffredi”, sulle orme di “Casa Vianello”.

rocco1Dove eravamo rimasti? Dopo essersi cimentato in qualità di consulente nella rubrica televisiva “Ci pensa Rocco” (ndr su “Cielo”, nel 2013), in cui metteva il suo enciclopedico bagaglio di sapere a disposizione di coppie dai fiacchi “risvegli” sotto le lenzuola, era approdato, con l’intento di tornare in patria accompagnato dalla stessa “marcia trionfale” che accoglie Radames in “Aida”, sulla costa di Cayo Cochinos (ne “L’Isola dei famosi” ndr ), ma ci si era messa di mezzo, evidentemente, qualche opposizione di Saturno, perché ne era uscito, come si suol dire, con le “ossa rotte”, con frequenti incubi legati a visioni ossessive e persecutorie di fantomatici “rettili” e, quello che, nel suo caso più che mai, è da cupa e inconsolabile disperazione, una latitante “libido” confermata mestamente, nel corso di una puntata di “Verissimo” successiva alla conclusione del “reality”, dalla moglie Rosza, che lo ha trovato “debole”. Ma come, da “Rocco” (nazionale) a “b-rocco”?

rocco2Intanto il “set” di “Casa Siffredi” è già allestito e in attesa del “ciak” d’inizio in Ungheria, dove l’ex-pornodivo ha fissato la sua residenza e non è nient’altro che la sua dimora, a sentire le voci circolanti, pare, lussuosa, ma che non ha niente a che dividere con quella di Albin e Renato ne “Il vizietto”, con le ben note “sculture” e gli arredi molto “espliciti”, così come disdegna gli affreschi dei “lupanari” di Pompei e certa “oggettistica” e suppellettili a soggetto erotico rinvenute persino nelle ville patrizie degli antichi romani. Cosa dobbiamo aspettarci, allora, dal “quotidiano” di Rocco? Che abbia anche lui in giardino, come i comuni mortali, la casetta in legno per gli uccelli (state calmi, si intendono i “passeracei”)? Che fra l’erba spuntino dei nanetti di gesso che reggono i manici della carriola o l’attrezzo (zitti!) da lavoro e all’occasione gli si presentino, come in una nota pubblicità, davanti alla porta per ricordargli che c’è da disgorgare il “W.C.”? E ve lo immaginate spaparanzato sul divano del salotto mentre guarda i documentari del “National Geographic Channel” in compagnia dei figli e si immerge in una discussione colta sull’addomesticabilità delle orche marine o sulle abilità mentali dell’orsetto lavatore? E poi magari fa pure un salto in cucina a sbocconcellare la torta di mele appena sfornata dalla dolce metà o fa “la scarpetta” nel “gulasch”, unico complemento “piccante” ancora rimasto in casa Siffredi, pronto per essere servito? E come la mettiamo con la camera da letto dei due coniugi? Se le coperte si solleveranno improvvisamente, si potrà ancora esclamare con rinnovato stupore “Rocco esiste” oppure, come non detto, ci si dovrà rassegnare che siano solo le scalpitanti ginocchia di Rosza, preludio dell’universalmente famoso -e purtroppo largamente condiviso nelle case degli Italiani- “Che noia, che barba!”?

Se abbiamo ben capito, alle tante affrante “housewives” qui da noi, quindi, non rimane che “darsi all’ippica”? Ebbene, forse è proprio da quel mondo che può venire un “riscatto”, un modo per “risollevare” l’orgoglio nazionale, insomma per tenerci un po’ “su”. Udite, udite, l’”esemplare” in questione (nato il 19/05/1995) ha all’attivo 62 vittorie su 73 gare disputate, ha sempre dato la polvere a tutti gli avversari, è assicurato per la modica cifra di 6 milioni di euro ed è capace di “coprire “150 fattrici coperte all’anno (in pratica quasi un accoppiamento ogni due giorni) il suo nome è Varenne e più “stallion” di così si muore … o no?”

The Mask

“Io ti aspetto” di Marco Mengoni copia di “J’attendais” di Matt Pakora? Gli autori assicurano: non c’entrano l’una con l’altra!


io-ti-aspetto

Si registra un certo fermento nel web che divide il pubblico. C’è chi afferma che il brano di Marco Mengoni  Io Ti aspetto  inserito nell’ultimo album Parole in circolo sia stato “scopiazzato” da un brano del 2013 di Matt Pokora che per una strana quanto apparente improbabile coincidenza si intitola “J’attendais” , incluso nella colonna sonora del musical “Robin Des Bois” . Con una certa curiosità siamo andati a recuperare i video dei due brani

Eccoli:

“J’attendais”

“Io Ti aspetto”

Dagospia autorevole sito a cui nulla sfugge ha segnalato una certa  “similitudine” tra i due brani, mentre Rockol.it altro autorevolissimo sito musicale specializzato,  analizza il “caso” e riferisce ll “parere” degli autori:

 “il musical “Robin des Bois” – incentrato sulla leggenda medioevale di Robin Hood – in Francia ha riscosso discreti consensi al botteghino: dopo il debutto nel 2013, lo spettacolo è stato replicato in tutto il paese fino al giugno scorso, quando a Orléans è stata allestita l’ultima messa in scena. Il protagonista della pièce, il venticinquenne alsaziano Matt Pokora, prima di vestire i panni dell’eroe popolare britannico, si è fatto le ossa come autore e interprete, debuttando discograficamente nel 2004 e pubblicando, ad oggi, sei album da studio come solista.

Pokora ha anche composto – e ovviamente eseguito, anche in studio – alcuni brani per “Robin Des Bois”, tra i quali – appunto – il quinto singolo estratto dalla colonna sonora, “J’attendais” (“Aspettavo”, in italiano), pubblicato nell’agosto del 2013 nella versione definitiva della soundtrack del musical.

Passa un anno e mezzo, e in Italia esce “Parole in circolo“, terza fatica in studio sulla lunga distanza di Marco Mengoni. Il terzo singolo preso dall’album, “Io ti aspetto” (firmato, come si legge nell’archivio SIAE, dal leader dei La Fame di Camilla Ermal Meta e da Dario Faini, oltre che dallo stesso Mengoni e dal produttore Michele Iorfida Canova; edito da Emi Publishing Italia, SM Publishing, Universal Music Publishing e No Comment Opificio Music), viene pubblicato il 29 maggio di quest’anno e raggiunge la certificazione come Disco d’Oro con oltre 25mila copie vendute.

Dario Faini, che con Ermal Meta ha firmato “Io ti aspetto”, ammette di non conoscere né “J’attendais” né il suo autore. E, in ogni caso, di grandi somiglianze non ne vede: “La coincidenza sul titolo è curiosa, davvero, ma le melodie dei due brani sono completamente diverse. In effetti le armonie potrebbero trarre in inganno, ma con quel giro armonico sono state composte migliaia di canzoni pop, ormai è uno standard”. Anche gli arrangiamenti, per Faini, prendono due direzioni diverse: “Gli accordi di pianoforte all’inizio si somigliano, però poi ‘Io ti aspetto’ prende una direzione molto più electropop, rispetto a ‘J’attendais.

Ermal Meta, dal canto suo, è ancora più categorico: “Le due canzoni non c’entrano nulla l’una con l’altra. ‘J’attendais’ è uno standard armonico, la nostra no. A parte il titolo, che è evidentemente una coincidenza, melodia, scansione ritmica, sonorità e struttura sono completamente diverse. Purtroppo è un malcostume diffuso scrivere ‘sopra’ altre canzoni, ma posso assicurare che sia io che Dario siano autori che quando scrivono scrivono davvero, non copiano. Oltretutto, questa canzone l’ho anche cercata, su Spotify, senza trovarla, quindi anche volendo non avrei saputo dove andare a copiare…”.

Rockol scrive poi: Mentre questo articolo era in corso di pubblicazione, Dario Faini ci ha scritto: “Avevo ascoltato superficialmente il brano francese. In verità nemmeno la parte armonica coincide, quindi ritiro la mia affermazione sullo standard armonico”.

L’articolo termina termina l’articolo con un video-intervista a Mengoni  in cui il cantante spiega il senso del progetto che estrinseca a suo dire nella necessità di trovare un’ alternativa al disco “concept” e nell’importanza della parola quale filo conduttore del progetto discografico. http://www.muzu.tv/rockol/marco-mengoni-racconta-parole-in-circolo-la-videointervista-music-video/2350263/?partnerId=ro111

 Che dire? Così è se vi pare…