LE NOSTRE INTERVISTE: MY ESCORT


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Nati dalle ceneri dei Dardo Moratto nella primavera del 2010, a novembre 2016 pubblicano il loro primo lavoro discografico dal titolo “Canzoni in ritardo”. La produzione artistica è stata seguita da Matteo Franzan (Sara Loreni, Lost, SuperWanted, Dardo Moratto, Take away).

Ecco l’intervista al creatore della band  , Alessio, voce, piano e autore dei brani.

1) Quando hai scoperto di voler diventare cantante?
In realtà ho memoria di averlo sempre voluto, sin da piccolo. La “svolta”, se vogliamo chiamarla così è avvenuta dopo lo scioglimento della mia prima band storica e di un certo livello, i Dardo Moratto.
Avevo sempre e solo fatto i cori (ad esclusione degli Innoxia, una band seminale precedente ai Dardo), ma sia durante le registrazioni di “Primavera a gennaio” con Matteo Franzan, sia durante le tracce vocali durante alcune sessioni con Luca Pernici per quello che sarebbe dovuto essere il secondo capitolo dei Dardo, avevo ricevuto dei complimenti e certi incoraggiamenti da ambo i produttori a riguardo della personalità del mio timbro.
Questa cosa, unita alla voglia che ho sempre avuto di interpretare i brani che scrivevo mi hanno dato il “LA” per ritornare in modo più importante ad utilizzare il microfono.
2) Come descriveresti la tua musica in 3 parole?
Vera, colorata, elegante.
3) Le tue canzoni descrivono aspetti della tua vita personale?
Beh, parlo di tutto ciò che mi attraversa, dei miei ricordi, delle che su cui sento il bisogno di riflettere, di quello che penso relativamente al tempo in cui vivo.
Necessariamente descrivono anche aspetti della mia vita personale, magari non direttamente, ma si possono evincerli da ciò che scrivo e dal modo in cui lo faccio.
4) Quando canti cosa provi?
Quando ho la possibilità di cantare in una situazione congeniale, con un pubblico attento, partecipe e una situazione audio ottimale, riesco sempre a calarmi in ciò che descrivo, rivivendo ogni volta quello che mi ha portato a comporre un brano.
Mi accade lo stesso con le poche cover che di tanto in tanto scelgo di interpretare e che vesto sempre in un modo del tutto personale, cambiando spesso sia la linea melodica che gli accordi sentendole mie in tutto.
5) Come dove e quando hai iniziato la tua “carriera”?
Ho iniziato nel settembre del 1993, in una corriera che mi portava da Vicenza a Cornedo Vicentino, raccontando una bugia ad un noto (allora) chitarrista della zona.
Per non sentirmi da meno, mentii raccontando di essere un pianista, quando in realtà mi capitava raramente di pigiare 2 tasti con gli indici della mano destra e sinistra su una Casio a seguito delle attese che si verificavano a casa di un amico quando giocavamo alla modalità “torneo” di Sensible Soccer per Amiga, un vecchio e mai dimenticato videogame calcistico.
Qualche giorno dopo mi chiamò, chiedendomi se mi andava di aggiungermi alla sua band per un’apparizione alla festa di fine anno del liceo scientifico di Valdagno.

L’orgoglio mi impedii di svelare il teatrino che avevo inscenato. Costrinsi mio padre ad acquistarmi una tastiera professionale (una roland D-70) e a pagarmi delle lezioni di pianoforte.
Contemporaneamente millantai degli impegni improrogabili per un paio di mesi circa col chitarrista e mi presentai a fine novembre, sorprendentemente preparato, nella sala prove dove tutt’ora a distanza di decenni ancora suono.
Da allora non ho più smesso di accarezzare i miei amati tasti bianchi e neri.

6) A parte la musica…cosa ti piace fare nella vita?
Amo l’hiking, le passeggiate al sole, il cinema, cucinare, amo il vino (sono un sommelier), la convivialità, leggo molto e da diversi anni mi sono fortemente appassionato alla politica e all’economia, amo l’arte in genere, dalla pittura alla danza. Chiaramente per questioni di tempo e di impegni non riesco ad approfondire tutto allo stesso modo, è inevitabile, ma rimango un curioso per natura.
7) La discografia oggi va a pescare dai “talent” quanto è difficile farsi notare per chi ne sta fuori?

E’ una domanda che esigerebbe una risposta vasta, forse troppo. Io del resto non me la sentirei di parlare dando voce anche ad altre band o realtà che non conosco.
Genericamente sento di affermare che se dovessimo sottolineare dei “problemi” nel busillis “musica emergente”, mi limiterei ad un sintetico elenco:

A) saturazione del mercato. Che si parli di musica di qualità o meno, nessuno avrebbe comunque il tempo per ascoltare tutto.
B) disinteresse rispetto alla materia “cultura” da parte di gran parte del pubblico giovane. Ne consegue una fruizione piuttosto passiva e superficiale con il chiaro risultato di una predilezione verso le grandi produzioni che possono permettersi una diffusione mediatica capillare.

I talent mettono in risalto delle voci spesso eccellenti, che vestono per il 90% cover, in produzioni tirate a lucido con palchi da sogno, e pubblici sempre entusiasti.
E’ ovvio che il risultato sia un oggetto facilmente digeribile, comprensibile senza particolari sforzi e ripetibile all’infinito, cosa che di fatto sta alla base del consumismo imperante

8) E’ il talent la formula giusta per emergere?

Probabilmente, almeno in Italia, si tratta di una via per certi versi privilegiata, almeno dal punto di vista della visibilità.
Poi non posso certo entrare in merito a certi contratti capestro proposti a certi ragazzini che pur di cavalcare i sogni di gloria firmano documenti indegni.
Se dovessi ricevere delle proposte in merito potrei essere più credibile a riguardo, evito perciò di sembrare più acido di quanto già non appaia e chiudo il discorso dicendoti che probabilmente, i casi differiscono e magari esiste anche lo spazio per qualcosa di buono.

Al di là dei gusti, penso a gente come Noemi o Mengoni e mi dico che in fin dei conti da quei programmi escono anche delle cose belle e talvolta in grado di proporre sprazzi di luce, rutilanti e colmi di emozioni.

9) Un opinione sulla musica che passa in radio?
Dipende da che radio. Se stiamo parlando di grandi network, l’impressione è che non siano affatto interessati alla musica e che le canzoni siano più che altro un contorno a certi programmi di facile intrattenimento.

Ascolto di rado la radio, per lo più quando viaggio. Generalmente, dopo un rapido passare di stazione in stazione tra schifezze, banalità e grandi classici già sentiti 1000 volte, finisco col selezionare un disco o la mia fida scheda SD.

Esistono anche piccole realtà o programmi interessanti nei grandi network ovviamente, ma l’impressione è che siano mosche bianche più che altro, perse in mezzo a troppo ciarpame e destinate a nicchie geografiche limitate piuttosto che ad orari non consoni alla veglia.

Poi devo essere sincero… Mi sono disaffezionato alla radio. Dovrei iniziare una ricerca, magari sulle proposte web, trovare delle persone con proposte realmente interessanti, ma in tutta onestà, oggi non ne ho né la voglia né il tempo.
Preferisco affidarmi alle mie conoscenze, a ciò in cui casualmente mi imbatto, tra la colonna sonora di una produzione cinematografica o un rimando su youtube quando sono particolarmente ispirato.

Grazie per l’intervista

Redazione

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