
Dopo l’esperienza di Sanremo — un frullatore televisivo concentrato in 5 giorni — Maria De Filippi ha ripreso ad occuparsi dei suoi programmi che registrano sempre uno share superiore al 20% e seguiti da un pubblico fidelizzato. In una intervistata rilasciata a Il Corriere Della Sera Maria De Filippi ha chiarito il suo punto di vista su chi sostiene che i suoi programmi non siano educativi, del perchè ha scelto Morgan nonostante avesse espresso dei giudizi duri su di lei, sul tetto ai cachet Rai, sui vantaggi dell’autoproduzione e tanto altro ancora. Buona lettura.
C’è chi dice che i talent siano una fabbrica di illusioni.
«Intanto non bisogna dimenticare che sono programmi televisivi. E poi sono programmi che danno a tanti ragazzi l’opportunità di vivere un’esperienza importante. Rimane il fatto che una delle serate di Sanremo è stata aperta da una grande compagnia internazionale il cui protagonista è Leonardo Fumarola, ballerino della prima edizione di Amici. Rimane il fatto che più dell’80% degli aspiranti ballerini passati da Amici, oggi è professionista. Rimane anche il fatto che comunque anche se solo uno su cento riuscisse, sarebbe comunque un successo».
Tra i cantanti quelli che ce la fanno veramente non sono pochi?
«Certo non tutti gli anni spuntano Alessandra Amoroso, Emma o Mengoni. Va a fasi come in tutti i settori, è normale».
La tv deve insegnare, dare modelli?
«Non credo che la tv debba essere pedagogica, dare modelli di comportamento. Uomini e donne io l’ho sempre preso come un divertimento, non ho mai pensato di fare una televisione che dovesse insegnare qualcosa».
A «C’è posta per te» lei racconta la pancia del Paese, quella di cui si parla poco e poi decide le elezioni.
«Anche in questo caso non cerco modelli positivi o negativi, cerco storie di persone con cui la gente si possa identificare».
Il sabato è concentrata sul serale di «Amici». Quest’anno l’impressione è che ci sia più attenzione sulla giuria che sui ragazzi del talent. No?
«Forse è la torrenzialità di Morgan che a un primo impatto può dare un’impressione sbagliata. Ma i ragazzi sono sempre al centro del programma. Quanto alla giuria ho fatto scelte diverse rispetto al passato. Ho preferito puntare su una giuria con personalità più legate al canto, come Ermal Meta, e al ballo, come Eleonora Abbagnato. È una giuria più di nicchia, meno popolare, meno classica: Ermal è meno noto di Loredana Berté; Ambra è meno famosa di Sabrina Ferilli».
C’è anche Morgan, uno che in passato era stato molto duro con lei. Disse che lei era «cattiva». Sarebbe stato più che umano non voler avere a che fare con una persona che ha espresso un giudizio così aspro. Perché lo ha scelto lo stesso?
«Lo considero una persona molto intelligente, anche un provocatore brillante. Volevo capire cosa c’era dietro. E mi ha raccontato che lui conosce e sa come funzionano i meccanismi della comunicazione: se vuoi che le tue dichiarazioni abbiano risalto devi colpire un bersaglio grosso, così il titolo c’è e hai spazio sui giornali. Io ero il bersaglio grosso».
Perdona tutti?
«Lui sì perché lo stimavo anche prima, quando sparano su di me il mio atteggiamento non è sempre di comprensione, ci mancherebbe. C’è chi lo fa apposta e certo non cado nella trappola di dare visibilità a chi non ne ha e la cerca».
La Rai ha chiuso il programma di Paola Perego. Che idea si è fatta della vicenda?
«Mi è sembrato un provvedimento esagerato per un cartello preso dal web e dichiarato come tale. Certo, e parlo per esperienza personale dopo Sanremo, in Rai ho visto una rigidità che a Mediaset non c’è, la macchina Rai è piena di protocolli: mi stupisce molto che nessuno sapesse niente di quel cartello. Quindi credo che dietro ci sia altro».
In Rai si discute di tetto agli stipendi.
«Mi sembra un discorso fuori luogo e senza senso. Per la Rai sarebbe un duro colpo».
Mediaset però ne guadagnerebbe, per tutte le tv private sarebbe un bel vantaggio…
«Perdere un competitor forte non è mai un bene. E comunque solo in Italia chi guadagna viene visto in maniera negativa. Basta guardare a cena tra amici: tutti pronti a parlare di calciatori che guadagnano troppo, ma mai nessuno a osservare che riempiono gli stadi e fanno girare un’economia».
Fazio attacca la politica e si dice pronto a autoprodursi. Lei lo fa già con la sua Fascino: che vantaggi ci sono a essere produttori di se stessi?
«Hai una struttura più snella e agile, fai le cose meglio e più velocemente, lavori con persone che scegli, con cui hai più affinità e che riesci anche a motivare di più. I vantaggi sono tanti».
Così si riesce anche ad avere tutto sotto controllo. Lei è una perfezionista?
«Annaspo quando sono impreparata, mi sgamano subito. Io detesto non sapere le cose e non essere preparata».
Redazione
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