Case discografiche

Laura Pausini: Non passare in radio non significa molto per alcuni cantanti…C’è gente che è prima in classifica in radio e non riesce a riempire un teatro…


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Laura Pausini in risposta ai fan che le chiedono insistentemente qualche dettaglio sul nuovo singolo, ha pubblicato su Facebook un lungo commento (rilanciato dalla pagina Laura, come si fa a non amarti?) in cui svela i segreti del funzionamento dell’airplay in Italia:

«Quello che passa in radio lo decidono le radio… secondo loro “Troppo Tempo” non era radiofonica» (La canzone fu scritta per lei da Ivano Fossati  per l’album «Inedito» ndr)

Poichè a breve uscirà l’attesissimo album «Simili»  la cantautrice rivendica con forza il suo diritto di  anticiparlo con la canzone più importante per lei in questo momento:

«E forse farò una scelta per molti giusta e per molti sbagliata… Le scelte che faccio le faccio tutte con il cuore, a volte riflettendo tanto, a volte con l’istinto, a volte scegliendo brani chiamati Radio Friendly (“Limpido”, “Benvenuto”, “Non c’è”) e altre volte uscendo con brani mai entrati nei primi 10 in classifica radiofonica (“Vivimi”, “Invece no”, “Non ho mai smesso”, “Incancellabile”, “In assenza di te”…), eppure sono qui»

e, a proposito dell’importanza attribuita all’airplay, afferma:

«Non passare in radio non significa molto per alcuni cantanti. Alcuni non si sentono mai e riempiono gli stadi. Ognuno ha il suo pubblico. C’è gente che è prima in classifica in radio e non riesce a riempire un teatro… non significa nulla».  Il passaggio in radio è molto importante soprattutto per le discografiche: «Se la fanno sotto, rischiano di chiudere da un momento all’altro, si aggrappano all’unica cosa che possono, purtroppo, il passaggio in radio, ma alcune canzoni meravigliose non fanno Zum Zum Zum e in radio non passano con facilità».

Poi in un altro commento, Laura  Pausini spiega perché «Inedito», incisa con Gianna Nannini, non sia mai uscita come singolo:

«Il mio capo Warner mi disse che Inedito era una canzone orrenda e si era opposto. E io l’ho messa comunque nel disco perché la amo. Ma non me l’hanno fatta diventare singolo. è assurdo».

Chissà se le affermazioni della Pausini, avranno conseguenze? Chissà se anche a suo carico sarà praticato il cosidetto “embargo” radiofonico e discografico, chissà se su di lei cadrà il silenzio tombale dei media come è capitato a chi prima di lei e a maggior ragione  ha lamentato lo strapotere dei network, delle discografiche e di alcuni addetti ai lavori, o se invece per lei, la cantante più amata dagli italiani oltre che l’artista italiana più conosciuta al mondo con milioni e milioni di dischi venduti, valga il detto “con quella bocca può dire ciò che vuole”…

Vada per la seconda ipotesi….

Rapporti Radio e case discografiche… muro insormontabile?


 

 

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Non prediligo gli articoli lunghi ma le cose da dire andavano dette per cui dedico questo articolo a chi ha voglia di leggere.

Che il rapporto tra radio e discografia sia basato su  un “do ut des” non è più una novità, vantaggioso per entrambi, in cui la radio è il principale strumento di promozione per l’industria, da cui riceve il contenuto fondamentale della sua programmazione.

Circa 20 anni fa Edoardo Vianello sollevò la problematica con la “battaglia radio pulite” con tanto di denuncia al Garante per l’Editoria, mettendo sotto accusa le cosiddette “play list”, ovvero un numero chiuso di canzoni fra le quali  Radio – Dj debbono scegliere quelle da programmare: un’abitudine, ma anche un formidabile strumento di discriminazione e di chiusura verso artisti magari sotto etichetta indipendente che ovviamente faticano a competere con i colossi della discografia che ingeriscono nella programmazione dei palinsesti. La nascita, poi,  in questi anni di alcune etichette radiofoniche che producono artisti propri, restringono ulteriormente la cerchia, ecco alcuni esempi: La Rai possiede le Edizioni Usignolo e la casa discografica Fonit Cetra. Mediaset possiede le Edizioni RTI Music e la Casa discografica omonima, Rete 105 e Radio Montecarlo Italia la Kromaki edizioni musicali, RTL 102.5 la Baraonda Edizioni Musicali, Radio Italia Solomusicaitaliana le edizioni omonime, l’etichetta omonima distribuita dalla Ricordi, Radio Dimensione Suono le Edizioni Publymusic, l’etichetta Publimusic distribuita dalla Sony; Radio Dee Jay le edizioni Dee Jay’s gang e l’etichetta Dee Jay.

Di fatto non c’è nulla di illegale nell’investire nella promozione in radio, fa parte delle strategie di marketing dell’investimento discografico, ma sarebbe auspicabile che i Dj riacquistassero la loro indipendenza e programmassero anche canzoni per le quali non sono stati firmati faraonici contratti pubblicitari,  disorientando con le loro scelte il pubblico, andando a discapito della musica stessa e lasciando fuori tantissimi cantanti che non riescono a fare sentire la loro voce.

La denuncia di Vianello risale al 1997 eppure dalle risposte di alcuni direttori artistici dei maggiori network di allora e alcuni anche di oggi, si evince che la “musica” per quanto riguarda “rapporti” RadioDj-Case Discografiche …non è proprio cambiata…Ecco alcune risposte all’accusa di connubio fra le due lobby e  di divulgazione di musica a pagamento:

Fabrizio Intra, direttore generale della multinazionale del disco Columbia, scomparso nel 2002, rispose: “Con le radio abbiamo rapporti rigorosi e ben definiti. Sottoscriviamo regolari contratti per l’acquisto di spazi pubblicitari di 15 o di 30 secondi. Esattamente come facciamo con le reti televisive. Dov’e’ l’illecito?”.

Linus dj  e direttore artisti di Radio Dee Jay, e Radio Capital “Mai preso un soldo per far ascoltare questo o quel disco –  seconda per ascolti -. Il nostro obiettivo e’ dare una programmazione musicale di qualita’ che non snaturi la nostra identita’ di radio indipendente, giovanile. Eppure con le case discografiche abbiamo un ottimo rapporto: i contratti per gli spot musicali rappresentano un terzo nel nostro fatturato annuo. Comunque, non mi sembra che siano diffuse queste strategie occulte. Le case discografiche piu’ che altro sono maestre nell’arte del baratto: “Ti do un disco importante in anteprima e tu mi spingi un po’ questo…”. Ma se una canzone non ci piace, e quindi pensiamo che non piaccia neanche al pubblico, non la suoniamo proprio”.

Stefano Carboni, responsabile della programmazione musicale di 101 Network, ottava per ascolti: “Abbiamo la liberta’ di inserire nella nostra programmazione cio’ che preferiamo. Grazie a Dio e forse perche’ siamo una radio piccolina, con un milione di ascoltatori di media al giorno, che punta sui grandi hit europei, non riceviamo nessuna pressione dalle case discografiche, ma solo forniture settimanale di dischi con preghiera di messa in onda. Selezioniamo tantissimo e mai andremmo contro il nostro “format” e il nostro “target”. Figuratevi che accettiamo contratti per spot musicali solo se quel disco e’ in linea coi nostri gusti”.

Lorenzo Suraci, presidente di Rtl 102.5, terza radio nazionale con un ascolto di quasi 4 milioni di media al giorno e una programmazione fatta di grandi successi musiciali: “Non mi sembra proprio che la realta’ sia quella che denuncia Vianello. E’ ovvio che noi delle radio lavoriamo in sinergia con le case discografiche, ma le scelte finali restano solo nostre”.

Edoardo Hazan, direttore responsabile di Radio 105 (quarta per ascolto) e Radio Montecarlo (sesta): “Il nostro successo e’ tutto basato sulla musica: siamo noi a decidere cosa trasmettere. Teniamo conto dei gusti degli ascoltatori. E non certo delle necessita’ delle case discografiche. Per soddisfare quelle esistono gli spot”.*

E per quanto riguarda le Playlist?

Si tratta dell’elenco delle canzoni che i disc – jockey devono trasmettere nel corso dei loro programmi. E’ il catalogo dei dischi da promuovere, e’ la sequenza concordata della messa in onda. La playlist e’ un formidabile strumento di lavoro e corrisponde in pieno ai criteri di una radio moderna: attraverso le sequenze pianificate e ripetute un’emittente puo’ distinguersi da un’altra per il genere di musica che propone, per l’attenzione alle novita’, per certe caratteristiche che costituiscono il cosiddetto “flusso”. Gia’ ma, come sempre, il problema e’ un altro. Chi compila la playlist? Interpellati, tutti i piu’ importanti disc – jockey risponderanno che la stesura della playlist e’ l’atto piu’ personale che esista. Un conduttore infatti si fa notare non soltanto per il modo di presentare ma soprattutto per la concatenazione musicale offerta. Sosterranno inoltre che nessuno, per nessuna ragione al mondo, e’ in grado di influenzarli. Ma in realta’ le cose non stanno cosi’. Specie i programmatori (i funzionari che non conducono la trasmissione ma ne curano la realizzazione) sono molto sensibili alle sirene dei discografici e accettano con compiacenza i suggerimenti. Insomma i legami stretti con le case discografiche ci sono ma e’ arduo provarli.

Che dire?  Le “etichette radiofoniche” e le “radio discografiche” sono quindi i due futuri protagonisti dell’eterno dualismo tra radio e discografia?  Sarà mai possibile che la musica possa ricominciare a circolare liberamente e non secondo il volere di poche lobby nella tutela dei propri interessi e di un business selvaggio riservato a pochi eletti? E’ possibile che l’unica speranza sia quella di sperare in  un lento declino dei direttori artistici e musicali che intascano le mazzette delle case discografiche?

Ma, nel caso, i tempi sembrerebbero lungi e allora?  …Beh…Forse è  importante che se ne parli, a furor di popolo è arrivato il momento di farsi sentire!

 

 

 

 

Il “sorprendente” Valerio Scanu…



Valerio Scanu, dopo alcune foto  del mese di febbraio che lasciavano immaginare la ripresa degli studi al pianoforte, ora, sorprende i suoi fans cinguettando:

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e poi, a distanza di poche ore:

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Eccone alcune:

il 18/05  Ospitata in piazza con Martino Onorato (pianoforte)– Calatabiano (CT)

il 19/05 Ospite a “Una voce per il Ticino” a Lugano (Svizzera)   in occasione della Finalissima, previo stage con i concorrenti ticinesi.

il 4 giugno ospite del Talk show di  Salvo la Rosa “Insieme”

il 9 agosto 2013:  “Ospite In Acustico” con Stefano Profazi (chitarra) a Statte (TA) in occasione del Memorial Franco D’Andrea, in piazza Ponte Nuovo, ore 21.30, primo appuntamento estivo per la Puglia :-))))

il 31 agosto 2013:  ospite del Radio Italia anni 60 LIVE tour a Borgo San Martino di Cerveteri (RM), nell’omonima piazza, ore 21.00trong>

Il download illegale aiuta le vendite.


disco

L’avreste mai detto? Scaricare i dischi illegalmente incentiva il mercato discografico.  Questa la teoria di alcuni ricercatori,  leggete questo articolo:

“È valsa la pena di perseguitare tutti i progetti di file sharing, da Napster in poi? Sembrerebbe proprio di no, anzi, potrebbe anche essere stato il più clamoroso degli autogol.
Quasi due decenni dI crociate discografiche, con ingenti risorse spese, anche solo per le cause legali, non hanno tenuto conto di una semplicissima verità: il download illegale non danneggia le vendite di album e canzoni nei siti autorizzati ma, anzi, consente perfino di aumentarle. Alla conclusione – sorprendente solo per chi ha sempre analizzato superficialmente la materia –  sono giunti i ricercatori dell’Information Society Unit di Siviglia della Ue. “I nostri risultati – spiegano gli autori, Luis Aguiar e Bertin Martens – ci suggeriscono che la grande maggioranza della musica consumata illegalmente non sarebbe stata comprata legalmente in assenza degli stessi canali “pirata”, nonostante questi costituiscano una violazione del copyright”.
Esaminando oltre 16mila utilizzatori di musica online, si è scoperto che per ogni aumento del 10% dei download illegali, le vendite sul mercato legale aumentano del 2%. Conclusione sorprendente solo per chi ragiona per luoghi comuni, si diceva. Perché il principio, in fondo è il più banale del mondo: se qualcosa lo conosci, forse lo compri. Altrimenti, è molto più difficile. Dovrebbero essere in primis gli artisti – se le case discografiche non cambieranno rotta – a spingere su questo versante, spazzando via l’attuale, anacronistica disciplina del diritto d’autore. Con la forza dei numeri, stavolta, dalla loro parte”. [Fonte Leggo]

Il report ‘Copy Culture in the US and Germany’ ha dimostrato, infatti, che i ‘pirati musicali’ in realtà rientrano nella fascia di chi acquista più dischi e che il download illegale è dovuto più a un’urgenza di ascolto spinta dalla curiosità, infatti, secondo recenti studi  i più grandi pirati sono anche i più grandi compratori di musica” ribadisce il report. Alla luce dei fatti… che le case discografiche  debbano ringraziare … i loro nemici  di sempre?…