Corriere della sera

NEWS: VESSICCHIO SARA’ AL FESTIVAL DI SANREMO 2018 – Dirigerà Mario Biondi, Elio e Le Storie Tese e ancora… una ragazza nella sezione Giovani


Contrariamente a quanto affermato nell’articolo precedente, come riporta il Corriere della Sera, il Maestro Peppe Vessicchio sarà al Festival di Sanremo. La notizia che è circolata sul web relativamente all’assenza anche quest’anno del celebre Maestro al Festival di Sanremo sembrerebbe sia stata generata da un equivoco. A spiegarlo lo stesso  Vessicchio: «Claudio Baglioni (direttore artistico e conduttore del Festival, dal 6 al 10 febbraio) ha dato i nomi sabato sera (16 dicembre) e il lunedì successivo mi hanno chiesto: “Andrà a Sanremo?”. Ho risposto che era un po’ presto e che nelle settimane a venire avrei saputo rispondere . Anzi, ho proprio detto: “Se mi chiamano, ci vado. Se non mi chiamano , sparisco. Non voglio trovarmi come l’anno scorso nel mezzo di una questione e di un polverone creato da altri».

Prosegue Vessicchio: «Infatti, dopo qualche giorno dal famoso sabato, mi arrivarono due gradite chiamate. La prima della Sony per conto di Mario Biondi con cui ho già lavorato, la seconda da parte di Elio e le Storie Tese. E francamente , soprattutto questa chiamata, me l’aspettavo perchè ho seguito Elio in tutte le sue escursioni sanremesi, a partire dalla Terra dei cachi. Quindi, come vede, avevo ragione. Chiamarmi due giorni dopo l’uscita del cast era presto per avere certezze. Le telefonate degli artisti arrivano dopo un po’. Anzi, per la precisione, ne è arrivata anche una terza da parte di una ragazza nella sezione Giovani. Mi ha cercato e volentieri la seguirò».

Redazione

#MUSICA: MARCO MENGONI da domani, venerdì 9 giugno, il video “Onde” (Sondr Remix) disponibile in tutta Europa: Anteprima


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Il 2 giugno   è uscito in simultanea in tutta europa il suo nuovo singolo Onde di Marco Mengoni  e anteprima del suo nuovo album Onde ep che uscirà il 16 giugno con una serie di remix del brano fatti dai più importanti producer internazionali dai Sondr a Filatov&Karas (i due dj che hanno determinato il successo di ‘Don’t be so shy’ di Imany).

Il lyric video di Onde (Sondr Remix) da domani, venerdì 9 giugno, sarà disponibile in tutta Europa sul canale YouTube ufficiale di Marco Mengoni e sui canale VEVO ma da oggi è in preview in anteprima esclusiva su CorriereTV, la web TV del Corriere della Sera. Da questo venerdì sarà possibile accedere anche al pre-order digitale di ‘Onde Ep

Marco Mengoni nominato anche miglior artista italiano maschile negli ultimi Tim Mtv Awards, è  probabile che partecipi ai  Wind Summer Festival condotto da Alessia Marcuzzi che andrà in onda su Canale 5, oltre che sul palco di due festival in Svizzera (Live at Sunset, 21 luglio, e Heitere Open Air, 13 agosto) e di uno in Germania (Zeltfestival Ruhr, 29 agosto).

Redazione 

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MARIA DE FILIPPI Non perdona tutti e confessa … “quando sparano su di me il mio atteggiamento non è sempre di comprensione”…


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Dopo l’esperienza di Sanremo — un frullatore televisivo concentrato in 5 giorniMaria De Filippi ha ripreso ad occuparsi dei suoi programmi che registrano sempre uno share superiore al 20% e seguiti da un pubblico fidelizzato.   In  una intervistata rilasciata a Il Corriere Della Sera Maria De Filippi ha chiarito il suo punto di vista su chi sostiene che i suoi programmi non siano educativi, del perchè ha scelto Morgan nonostante avesse espresso dei giudizi duri su di lei, sul tetto ai cachet Rai, sui vantaggi dell’autoproduzione e tanto altro ancora. Buona lettura.

C’è chi dice che i talent siano una fabbrica di illusioni.

«Intanto non bisogna dimenticare che sono programmi televisivi. E poi sono programmi che danno a tanti ragazzi l’opportunità di vivere un’esperienza importante. Rimane il fatto che una delle serate di Sanremo è stata aperta da una grande compagnia internazionale il cui protagonista è Leonardo Fumarola, ballerino della prima edizione di Amici. Rimane il fatto che più dell’80% degli aspiranti ballerini passati da Amici, oggi è professionista. Rimane anche il fatto che comunque anche se solo uno su cento riuscisse, sarebbe comunque un successo».

Tra i cantanti quelli che ce la fanno veramente non sono pochi? 

«Certo non tutti gli anni spuntano Alessandra Amoroso, Emma o Mengoni. Va a fasi come in tutti i settori, è normale».

La tv deve insegnare, dare modelli?
«Non credo che la tv debba essere pedagogica, dare modelli di comportamento. Uomini e donne io l’ho sempre preso come un divertimento, non ho mai pensato di fare una televisione che dovesse insegnare qualcosa».

A «C’è posta per te» lei racconta la pancia del Paese, quella di cui si parla poco e poi decide le elezioni.
«Anche in questo caso non cerco modelli positivi o negativi, cerco storie di persone con cui la gente si possa identificare».

Il sabato è concentrata sul serale di «Amici». Quest’anno l’impressione è che ci sia più attenzione sulla giuria che sui ragazzi del talent. No?
«Forse è la torrenzialità di Morgan che a un primo impatto può dare un’impressione sbagliata. Ma i ragazzi sono sempre al centro del programma. Quanto alla giuria ho fatto scelte diverse rispetto al passato. Ho preferito puntare su una giuria con personalità più legate al canto, come Ermal Meta, e al ballo, come Eleonora Abbagnato. È una giuria più di nicchia, meno popolare, meno classica: Ermal è meno noto di Loredana Berté; Ambra è meno famosa di Sabrina Ferilli».

C’è anche Morgan, uno che in passato era stato molto duro con lei. Disse che lei era «cattiva». Sarebbe stato più che umano non voler avere a che fare con una persona che ha espresso un giudizio così aspro. Perché lo ha scelto lo stesso?
«Lo considero una persona molto intelligente, anche un provocatore brillante. Volevo capire cosa c’era dietro. E mi ha raccontato che lui conosce e sa come funzionano i meccanismi della comunicazione: se vuoi che le tue dichiarazioni abbiano risalto devi colpire un bersaglio grosso, così il titolo c’è e hai spazio sui giornali. Io ero il bersaglio grosso».

Perdona tutti?
«Lui sì perché lo stimavo anche prima, quando sparano su di me il mio atteggiamento non è sempre di comprensione, ci mancherebbe. C’è chi lo fa apposta e certo non cado nella trappola di dare visibilità a chi non ne ha e la cerca».

La Rai ha chiuso il programma di Paola Perego. Che idea si è fatta della vicenda?
«Mi è sembrato un provvedimento esagerato per un cartello preso dal web e dichiarato come tale. Certo, e parlo per esperienza personale dopo Sanremo, in Rai ho visto una rigidità che a Mediaset non c’è, la macchina Rai è piena di protocolli: mi stupisce molto che nessuno sapesse niente di quel cartello. Quindi credo che dietro ci sia altro».

In Rai si discute di tetto agli stipendi.
«Mi sembra un discorso fuori luogo e senza senso. Per la Rai sarebbe un duro colpo».

Mediaset però ne guadagnerebbe, per tutte le tv private sarebbe un bel vantaggio…
«Perdere un competitor forte non è mai un bene. E comunque solo in Italia chi guadagna viene visto in maniera negativa. Basta guardare a cena tra amici: tutti pronti a parlare di calciatori che guadagnano troppo, ma mai nessuno a osservare che riempiono gli stadi e fanno girare un’economia».

Fazio attacca la politica e si dice pronto a autoprodursi. Lei lo fa già con la sua Fascino: che vantaggi ci sono a essere produttori di se stessi?
«Hai una struttura più snella e agile, fai le cose meglio e più velocemente, lavori con persone che scegli, con cui hai più affinità e che riesci anche a motivare di più. I vantaggi sono tanti».

Così si riesce anche ad avere tutto sotto controllo. Lei è una perfezionista?
«Annaspo quando sono impreparata, mi sgamano subito. Io detesto non sapere le cose e non essere preparata».

Redazione

Giuliano dei Negramaro:#Attenta …ecco perché ho cambiato «Ti uccido» in «Mi uccidi»


Giuliano dei Negramaro racconta a Corriere della Sera il nuovo singolo‪#‎Attenta‬ e un retroscena importante sul suo testo… Buona lettura!

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“Qualsiasi cosa è soggetta alle inesorabili intemperie del tempo.

Che si tratti di costumi o mode, di montagne o pianure, di pelle o corpi, tutto cambia sotto i continui attacchi del tempo.

Anche le parole o il contenuto di alcune.

Cambia a volte il significante per significare la stessa e identica cosa.

Cambia il significato di alcuni significanti, passati attraverso epoche diverse.

Cambia la poesia, la letteratura… cambia la metafora e la maniera di percepirla.

E cambia persino la libertà di dire alcune cose che, in altri tempi, sarebbero passate come «simboliche» e del tutto innocenti. Nell’epoca in cui viviamo, invece, c’è il rischio che diventino pericolose e fuorvianti, perché «imbottite» di immagini e fatti terribili a cui ci stiamo abituando giorno dopo giorno.

Nel nuovo singolo dei Negramaro, «Attenta», ho raccontato di un bacio come stessi descrivendo un atto violento, consumatosi sulla scena di un delitto e l’ho fatto usando termini e codici linguistici propri di una detective story: «Attenta, ha avuto inizio in questa stanza, non perdere di vista nemmeno l’ombra…».

Una stanza passata al setaccio per cercare di ricordare dove fosse accaduto l’irreparabile: un bacio.

Non c’è gesto più «violento», infatti, a mio parere, di un bacio. È uno sfiorarsi di labbra, leggero, che lascia il segno per sempre. Può cambiare la vita di una persona, la percezione delle cose e della vita stessa. «Attenta», sì… perché è bellissimo e da qui non si torna indietro.

Lasciandomi guidare, così, quasi da un istinto detective, ho analizzato gli angoli della stanza in cui è avvenuto un bacio, gli angoli della bocca in cui mi sarei perso e dove avrei consumato il mio delitto di labbra.

Nella prima stesura di questa canzone, ho cantato con tutto l’amore che potevo: «Ti uccido in questa stanza».

Sì l’ho fatto, ed è stato bellissimo sentirsi libero di affidarsi alla poesia, alla parola, alla metafora e alle analogie con un contesto che è tutt’altro che bellissimo — come la scena di un crimine — per cantare di un amore esploso sulle labbra di una donna che avrei «ucciso» metaforicamente, che avrei amato da lì in poi con tutte le mie forze.

Mi sono accorto subito dopo però, che quello che in altri tempi sarebbe «suonato» come una semplice canzone d’amore assoluto, sotto il peso dell’attualità assumeva sembianze del tutto diverse.

«Ti uccido in questa stanza e un bacio non conosce l’innocenza»: un’immagine simbolica, nella mia testa, assolutamente poetica e metaforica, ha iniziato a prendere il contorno di un atto vero, di una delle tantissime brutte notizie a cui ci siamo abituati in questi ultimi tempi.

Mi sono chiesto se fosse stato giusto continuare a tenere una frase simile, oggi che questa scena è diventata più reale che mai e per nulla metaforica. Mi sono interrogato su come sarebbe stata recepita in una canzone, su quanto sarebbe stato più importante e prioritario il rispetto per le donne. Più importante dello stesso istinto artistico. Alla donna che tanto ho amato in questa come in tutte le canzoni che ho cantato e scritto dovevo rispetto.

Mi sono accorto che mai avrei immaginato di trovarmi di fronte a un interrogativo così importante, sempre continuando a pensare: «è solo una canzone… parlo di un bacio!… Canto della potenza di un bacio?!… Racconto di Lui, di Amore che passa dalla scena del suo crimine e lascia il segno per sempre… e non davvero la morte… per una donna, poi?!»

Ho avuto il dubbio e intanto alla tv: «Un’altra donna uccisa a coltellate!».

E ho cambiato, e ho cantato: «Mi uccidi».

Non me la sono proprio sentita di ucciderla, neanche di baci. Affinché l’uomo di questo tempo, non uccida mai più la donna e la poesia, che è sempre donna… pure quella!!!

I Negramaro si sono formati in Salento nel 2001. Nella foto di apertura, in alto da sinistra, sono: Ermanno Carlà, Danilo Tasco, Giuliano Sangiorgi, Andrea Mariano, Emanuele Spedicato e Andrea De Rocco.
Il 25 settembre uscirà «La rivoluzione sta arrivando», il sesto album della band, anticipato dal singolo «Attenta», uscito il 7 agosto.
A novembre partirà il tour nei palazzetti.

Mika in una toccante lettera al Corriere della Sera spiega i motivi che l’hanno spinto a reagire agli insulti:


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Questo il testo:

“Quando ho visto su Instagram la foto del poster di Firenze, con la mia faccia imbrattata mi sono sentito triste, umiliato. Il primo istinto è stato: non dire niente a nessuno, non replicare, non muovermi. Sono in tour, posso girarmi dall’altra parte, esibirmi e stare bene. Spingere lontano gli insulti.

Ma  i fan hanno iniziato a parlarne, gli amici a scrivermi messaggi. E mi sono reso conto che la mia prima reazione era ancora quella di un tempo, quella di una persona molto giovane che si sentiva impotente. A scuola ero così, inerme. Se allora avessi risposto mi avrebbero picchiato e non avrei ottenuto altro che tornare a casa con un livido in faccia. So che cos’è il bullismo, mi venivano addosso. Per razzismo, per il fatto che mia madre era grassa o perché in quel periodo avevamo problemi di soldi. Soprattutto, l’80 per cento delle volte, per la mia sessualità. Prima ancora che io fossi consapevole della mia sessualità.

Quando da bambino ti attaccano pensi che non puoi reagire, perché se reagisci quelle cose diventano ancora più grandi — una montagna. Da piccolo la mia rivalsa è sempre stata lenta, riflessa, diluita nel tempo. Cercavo di spostare lo sguardo dalla mia condizione, mi concentravo sul futuro.

Messo di fronte a quel poster mi sono sentito di nuovo come quel ragazzo. E la mia risposta istintiva è stata leccarmi le ferite, chiudere gli occhi, proiettarmi in avanti. È un riflesso automatico, lo stesso che prende la maggior parte delle persone che sono state vittime dei bulli: girati, tieniti dentro tutto.

Poi ho capito. È una delle poche volte nella mia vita in cui sono stato costretto a scegliere il confronto diretto su bullismo e omofobia, mi sono reso conto di quanto le cose siano cambiate, di quanto io sia cambiato.È stato per la reazione delle persone sui social network, per i miei amici e, devo ammettere, per i miei compagni di lavoro. Alcuni tra loro sono gay e sono rimasti feriti, perché sono legati a quello che faccio tutti i giorni: si sono sentiti come se fossero stati insultati in prima persona.

Mi sono reso conto che c’era sì la mia risposta automatica, per via di quello che ho subito e i vecchi meccanismi di difesa, ma che adesso io sono in una posizione di privilegio: sono in tour, sono libero e sono circondato da persone libere, ho il mio mondo per fare quello in cui credo e suscitare tolleranza attraverso la musica, i miei concerti. È un lusso, enorme.

Rifiutando di riconoscere gli insulti, avrei commesso un errore: avrei dimenticato il tredicenne che sono stato e avrei fatto male alle persone che non hanno quel lusso e quel privilegio. Io posso salire sul palco. Ma quando sei implume e quella parola ti riguarda, se vedi quel manifesto ma non trovi una risposta che ti faccia da scudo, allora per te significa che ti hanno abbandonato. Perdi le speranze e ti ritrovi ancora più debole. Non potevo permetterlo, proprio per le cose che sono cambiate nella mia vita: avrei lasciato solo me stesso e un sacco di altre persone. Non importa se hai 14 o 64 anni, quando vedi una cosa del genere la reazione è la stessa, perché ti tocca.

È il motivo per il quale ho deciso di mettere quell’immagine come foto del mio profilo su Twitter e Instagram. Era esattamente quello che mi avrebbe spaventato a 13 anni. Allora non avrei avuto il coraggio, non potevo averlo.Ho fatto l’opposto di quanto avrei fatto a scuola.

Per tutta la vita mi hanno chiamato così: io usavo quegli insulti, li trasformavo in musica, li mettevo nei miei disegni. Per la prima volta, sabato scorso, mi sono detto: perché non tirarli fuori e farne una bandiera da tenere alta sopra le teste di quelli che scrivono, che pensano così. Era la grandezza di Oscar Wilde: prendeva le ipocrisie e le buttava in faccia alla gente, a volte non c’è nulla di più appropriato dei gesti inappropriati! Per questo Wilde è uno dei miei Good Guys.

Avrei potuto scrivere cinquemila parole, mandarli a quel Paese, dire che non sarei mai tornato a Firenze (ma non per come sono io: io amo Firenze!), buttar giù uno sfogo paragonando l’omofobia al sessismo e al maschilismo. Ma con quella «dichiarazione visiva», con quel graffito diventato bandiera, ho fatto tutto questo senza essere violento o aggressivo, senza perdermi in prediche. Ed è stato bello vedere come un’immagine possa rivelarsi potente. Anche per mia mamma. Non ha detto molto, ma si è specchiata in questo episodio, perché da ragazza ha attraversato un periodo difficile. Lei non è mai stata risarcita per quello che ha passato: questa è stata una specie di compensazione ed è arrivata attraverso uno dei suoi figli. Mi ha guardato, ha stretto gli occhi, mi ha sorriso come qualcuno che finalmente trova pace.

La cosa più complicata adesso è capire come andare oltre quell’immagine, proprio per la sua forza. Un gruppo di persone ha voluto replicare il mio gesto: ha preso quella scritta, ci ha messo sotto la sua foto, ha aggiunto lo slogan «ti rompo il silenzio». Facebook ha bloccato i loro profili per 30 ore: è la dimostrazione di quanto quel termine sia ancora sensibile, duro. E dunque: se ti offendono, è giusto trasformare un insulto — che un insulto resta — in una bandiera? Sì, finché questo provoca una discussione costruttiva, finché aiuta le persone a riflettere su come un epiteto malpensato e superficiale possa far sentire gli altri. Ma quella parola è comunque una ferita. È ancora molto forte, ha un sacco di implicazioni negative e può fare male. Non accettiamola come una parola normale. Ma non facciamo più finta che non esista: sarebbe molto più pericoloso.

Mika

Cesare Cremonini: No a duetti, talent e Festival estivi”


Cesare Cremonini in un recente intervista al Corriere della sera,  ha commentato il grande successo estivo di Logico 1, hit trasmessa dalle radio per 12 settimane consecutive e ancora adesso in Top Ten, si dichiara sorpreso del successo del suo ultimo disco e sente di essersi riappropriato delle sue “origini:

“Ero convinto delle sue potenzialità. Non mi aspettavo però un’onda così alta sin da subito e così lunga. Era una canzone che aspettavo dentro di me da tempo: esplosiva, con un suono internazionale e un testo che mischia in modo quasi psicotico ragione e sentimento. Ci sento qualcosa da band, è la naturale evoluzione di uno che cerca sempre qualcosa che gli dia il luccichio negli occhi”.

e al fatto che  Logico non ha avuto un videoclip risponde:

I brani che scelgo per lanciare un disco hanno una personalità chiara, sono l’ammiraglia dell’album. E con i budget risicati di oggi c’era il rischio di non valorizzarlo”.

Alla  domanda come mai il successo dell’album non sia stato pari a quello della canzone, avendo retto solo una settimana al primo posto, risponde che:

“la classifica di vendita non determina più il successo di un disco, che è quasi un prolungamento fisico di un artista per i fan più attaccati. Per il tour ho già venduto il doppio dei biglietti di quanti ne avessi venduti alla fine del tour precedente e non mi era mai successo di fare due date al Forum di Milano”

Cremonini dice di non voler più sentirsi limitato dagli anni che passano, soprattutto musicalmente:

“Oggi le dogane fra generi sono aperte: nei giorni scorsi ho visto la Tosca a Taormina e qualche settimana prima ero a Ibiza a ballare con gli amici, passano da Snoop Dog al balletto, dall’elettronica a Ciajkovskij a Dj Ralf. Ho 34 anni: con questa canzone mi sono riappropriato della mia età. Dopo la sbornia di successo con i Lunapop ho sentito l’esigenza di ricominciare da zero. Ho attraversato momenti in cui era necessario invecchiare in fretta, guardando con grande rispetto al passato. Vivevo con lo spettro dei grandi cantautori sulle spalle. Avevo il loro sguardo che mi fissava come ti fissa tuo padre da una foto sul comodino”.

Per questo il suo prossimo singolo, GreyGoose, sarà altrettanto disimpegnato, parlando di una botta e via:

“E’ una canzone che riporta il sorriso nella mia discografia dopo qualche tempo. La nostra canzone d’autore soffre davanti allo specchio da troppi anni. Per questo il nuovo singolo parla di quelle bugie che si dicono volentieri alle donne nelle notti di luna piena. Credo che al gentil sesso le promesse in fondo piacciano, se fatte con la giusta convinzione!”

Cremonini spiega anche perché ha detto no alla partecipazione di kermesse estive come ilCoca Cola Summer Festival o il Battiti Live:

“Sono manifestazioni che non ti permettono di contestualizzare la tua canzone. Se iscrivi tuo figlio a scuola, e le canzoni sono come figli, ti informi su chi sono i professori, il preside e i compagni di classe. Lì finisci in un calderone dove tutto è uguale a tutto. Logico #1, ad esempio, non può funzionare in playback. Attendo proposte per l’inverno. Da accettare solo se la musica sarà al centro”.

E per Cremonini è anche negativo il parere sui duetti tra colleghi nei rispettivi Tour, perché :

“se negli anni 90 c’erano troppi castelli e mura, adesso credo che si stia esagerando con lo scardinare. Dico no spesso anche ai duetti in studio perché a forza di fare collaborazioni perderei di vista chi sono e dove vado”.

Poi non intende cedere a un’altra moda diffusa:

“Ho detto no all’offerta di fare un giudice in un talent. Ma non dico quale. Dico no a marionette e robottini, cerco di restare libero con una visione chiara di me stesso”.

 

Dico no a marionette e robottini ... ” e con questo dice tutto…

 

Luciano Ligabue DJ in radio per cinque serate


Luciano Ligabue torna a fare il DJ in radio per cinque serate

08 mar 2014

Luciano Ligabue come annunciato nell’intervista pubblicata dal quotidiano Corriere della Sera nell’edizione di oggi, il rocker di Correggio vestirà i panni del DJ per cinque appuntamenti che verranno trasmessi in streaming sul sito Ligachannel e in radio da RTL.
“Sono partito da una considerazione di base: la musica in Internet viene ascoltata in modo frettoloso. E allora mi è scattata la voglia di recuperare lo spirito di un tempo, quando ci si metteva con calma a sentire i brani che passavano in radio”, ha raccontato Luciano che ha anche spiegato quali epoche musicali andrà a toccare durante la sua trasmissione.Soprattutto quelli degli anni che finiscono per 7, in particolare il ‘67 e il ‘77, stagioni in cui circolava grandissima musica. Comunque non mi porrò limiti, anche se in generale girerò intorno al periodo che va dagli anni Sessanta ai Novanta”.

A partire da martedì 11 marzo dalle ore 22 fino alle 23, un’ora di musica e racconti con  sorprese: “Di tanto in tanto mi divertirò a suonare anch’io qualcuna di quelle canzoni, giusto un accenno con voce, chitarra e piano“.
RTL, emittente che trasmetterà il programma di Ligabue, è anche partner del “Mondovisione Tour – Piccole Citta 2014 “di Ligabue che partirà da Correggio (RE) il 27 marzo e del “Mondovisione Tour – Stadi 2014” che inizierà il 30 maggio dallo Stadio Olimpico di Roma. Nella attesa dei concerti i fan potranno andare in libreria dove è prevista l’uscita del libro “Generazione Liga” di Emanuele Papini che ha raccolto alcune delle lettere scritte dai fan.

 

Roberto Vecchioni e il suo nuovo “Io non appartengo più”.


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Disco di inediti in uscita ieri di Roberto Vecchioni: “Io non appartengo più”,   a sei anni da “Di rabbia e di stelle” del 2007. Prodotto e arrangiato da Lucio Fabbri:

“E’ un album concepito in sala di registrazione, anche, dai suoni, anche se sapevo già cosa ci avrei cantato sopra”, ci racconta e poi…ancora:

“Io non appartengo più” non è un disco politico. “Investe molto di più della politichetta italiana, che conta per la percentuale minima dell’album. La mia non è una non appartenenza alla politica italiana, come quella Gaber. E’ molto di più, il tema va più dell’Italia, è mondiale. Non mi riconosco nella globalizzazione, nei media. E’ un’analisi che dovrebbe essere filosofica, più che di spettacolo. Non mi riconosco nel digitale, nelle cose troppo veloci – devo avere un riparo. E il mio riparo è l’umanesimo. Mi pare che non ci sia un sostegno, oggi, nessun punto di riferimento. Ciò in cui credi ti delude in un attimo. Non si può riempire la testa dei ragazzi di canzonette, bisogna raccontargli anche altre cose. Non ci sono queste divinità estreme della vita. La divinità estrema della vita è credere negli uomini. Tutti gli altri sono falsi miti in cui non mi riconosco.”.

“Non è un disco malinconico, non sono un passatista, non rimpiango periodo passati”, continua Vecchioni. “I miei ricordi li ho tutti dentro. Io in questo momento non vado contro i Mulini a vento, io rallento, mi godo il mio stallo e le cose che mi sono guadagnato in 70 anni. Non c’è niente da voltarsi e piangere. Devo solo resistere. Non voglio che nessuno entri nel mio ring. Il mio modo di affrontare la vita è di tornare nel mio umanesimo, sperando che un po’ di umanesimo torni nel mando”.
In riferimento alla “candidatura” al Premio Nobel  dice: “Non lo vincerò mai… Il mio premio l’ho già vinto. Mi hanno letto tutto e mi conoscono più in Svezia che in Italia, dove mi insultano” –  quasi ad eludere  volutamente o apparentemente  i dubbi e le polemiche sulla sua consistenza e rivelati da un articolo del Corriere della Sera.
Prevista per il 7 novembre la data “zero” del suo Tour a Crema  e poi a Milano il 14 al Teatro Nuovo, fino al 21 dicembre, Firenze, Teatro Verdi – e poi di nuovo a gennaio.

[notizie estrapolate da rockol.it]