Riccardo Cocciante

RICCARDO COCCIANTE sui TALENT SHOW: “una volta finito il talent, i ragazzi vengono completamente abbandonati. E rimangono bruciati da quello che hanno fatto” .


cocciante

Ogni tanto qualcuno noto e meno noto si sveglia e dice la sua sui talent. Questa è la volta di uno “notissimo” del mondo musicale, che dopo l’esperienza a The Voice of Italy di qualche anno fa si sciacqua la bocca. A sparare a zero sui talent show è infatti Riccardo Cocciante, come riporta TvBlog, che dalle pagine di Libero spiega il perché si è subito dileguato dopo la prima edizione di The Voice:

“Ho avuto molta pena per i ragazzi di The Voice, dopo tutti gli sforzi fatti, buttati via perché non servivano più. Non l’ho rifatto proprio perché questi interpreti, una volta finito il talent, vengono completamente abbandonati. E rimangono bruciati da quello che hanno fatto. Le case discografiche ormai non investono più, all’epoca ci facevano crescere. Il primo disco non era quasi mai un successo. I ragazzi ora sono scoraggiati, si salvano solo entrando a far parte di una moda, facendo canzoni ammiccanti che possono piacere al primissimo momento”.

Cocciante aggiunge di non essere rimasto in contatto con nessuno dei suoi colleghi coach. ma sottolinea  il “successo” della sua pupilla albanese Elhaida Dani: adesso è Esmeralda nella versione francese di Notre Dame.

Del suo rapporto altalenante con la televisione dice:

“Siamo noi a dover utilizzarla, non a dover essere utilizzati da lei. io non ho bisogno della televisione per esistere. In certi momenti mi piace e in altri per niente. Penso a Sanremo: non bisogna entrare nella trappola di doverlo fare per forza per esserci. Io l’ho fatto una volta e mai più. Non voglio entrare in una macchina che prima o poi ti tritura”.

E coglie la palla al balzo per muovere un critica ad   Elodie di Amici, che all’ultimo Festival ha cantato la cover di un suo brano, Quando finisce un amore:

“Ha scelto una delle mie canzoni più difficili. Sarebbe stato più semplice cantare Margherita o Se stiamo insieme. Ne è uscita bene, ma fossi stato in lei avrei preso un altro pezzo”.

Come dire che a suo parere poteva andare meglio…

Redazione

Notre Dame de Paris compie 18 anni e torna in tour con il cast storico


notre.jpgDalla prima del 1998 al Palais des Congrès di Parigi sono passati diciotto anni e nel frattempo Notre Dame de Paris è diventato maggiorenne e ha acquistato fama mondiale. È il musical dei record, quello che nella storia ha avuto più successo: lo testimoniano le migliaia di repliche e i milioni di spettatori che lo hanno ascoltato in sette lingue diverse in decine di paesi. Lo scorso 3 marzo è tornato in Italia con un tour che è partito dal Teatro Linear Ciak di Milano e si concluderà a novembre al Pala Calafiore di Reggio Calabria.

Capolavoro di Riccardo Cocciante, autore delle musiche e Luc Plamondon, autore dei testi, Notre Dame de Paris è stato tradotto in italiano da Pasquale Panella e ha debuttato al Gran Teatro di Roma nel 2002 sotto la guida del produttore David Zard. Nel tour di quest’anno sarà interpretato dal cast storico, composto da Lola Ponce (Esmeralda), Giò Di Tonno (Quasimodo), Matteo Setti (Gringoire), Vittorio Matteucci (Frollo), Graziano Galatone (Febo), Leonardo Di Minno (Clopin), Tania Tuccinardi (Fiordaliso) oltre a trenta tra ballerini, breakers e acrobati. La regia è di Gilles Maheu, le coreografie di Martino Müller, i costumi di Fred Sathal e le scene di Christian Rätz.

Il tema dell’opera, tratto dal romanzo di Victor Hugo, è di estrema attualità; le musiche, tra piani, forti e variazioni raccontano con empatia la storia di Quasimodo; la vocalità degli attori, ineccepibile, definisce i personaggi che interpretano, ne connota i ruoli e gli stati d’animo; i costumi e le coreografie colorano e arricchiscono le scene. L’insieme di questi ingredienti rende Notre Dame de Paris un vero capolavoro.

Queste le tappe ufficiali del tour 2016:

 Milano dal 3 marzo

 Trieste dal 6 a 10 aprile

 Bari dal 13 al 18 aprile

 Napoli dal 20 al 25 aprile

 Eboli 30 aprile e 1 maggio

 Conegliano dal 6 al 8 maggio

 Firenze dal 11 al 15 maggio

 Torino dal 19 al 22 maggio

 Pesaro dal 26 al 29 maggio

 Perugia dal 3 al 5 giugno

 Roma dal 9 giugno

 Parma dal 3 luglio

 Palermo dal 16 al 24 luglio

 Agrigento dal 28 al 30 luglio

 Torre del Lago dal 15 al 19 agosto

 Chieti dal 24 al 27 agosto

 Verona dal 1 settembre

 Reggio Calabria 25 e 26 novembre

by Gianluca Basciu

Pelù: A “The Voice of Italy” ci sarà ma… alle sue condizioni…


 

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The Voice of Italy  il programma di Rai2 giunto alla seconda edizione e conclusosi con la vittoria di Elhaida Dani della squadra di Riccardo Cocciante,  riprenderà con qualche novità. Infatti non ci sarà più  Riccardo Cocciante come giudice e coach,  che sarà sostituito da J-AX, il rapper che per genere musicale particolarmente gradito ai giovani si presume implementerà la platea televisiva.

Piero Pelù  ci sarà ma a patto che la Produzione assecondi le sue scelte musicali rock che nella scorsa edizione l’hanno portato spesso a lamentarsi: “Mi hanno detto di no a “Starway to Heaven”, dicendomi: “Ma chi la conosce?”. Maddai ragazzi, ne vogliamo parlare? “Starway to Heaven”, ma che scherziamo?”.  Raffaella Carrà e probabilmente Noemi che quest’anno parteciperà al festival di Sanremo, completeranno la giuria.

Guerra aperta fra ex finalisti di “The Voice (Of Italy)”: Timothy Cavicchini contro Elhaida Dani


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L’estate 2013 non sarà ricordata come particolarmente calda per le temperature esterne, sicuramente al di sotto delle medie stagionali, ma ad “arroventare” il clima, in compenso, ci penseranno le polemiche tuttora in corso, è il caso di quella che contrappone il secondo classificato di “The Voice of Italy” Timothy Cavicchini, aspetto che ricorda alla lontana il modello dalla bellezza “da capogiro” Markus Schoenkenberg, sebbene un filino meno avvenente e “glam” di lui (ma ci si può anche accontentare, vista l’eccezionalità dell’”originale”), alla vincitrice del “talent” di Raidue, Elhaida Dani, pupilla di Riccardo Cocciante, che le ha fatto balenare, al di là della collaborazione attuale, avendole scritto un brano, future prospettive di lavoro sempre sotto il suo patrocinio.

La contesa è scoppiata proprio in questi giorni, quasi alla vigilia dell’uscita del primo ”ep” per entrambi i cantanti, in particolare ha fatto discutere qualche affermazione del ragazzo rilasciata alla rivista “Vanity Fair”, tra cui: “Elhaida è entrata nelle case ma la sua canzone non è arrivata nella testa delle persone. D’altra parte che idea è far cantare a un’albanese una canzone in inglese in un talent italiano? Non è un caso che stiano già facendo uscire il suo secondo singolo…” , in effetti è andata proprio così, il primo singolo lanciato da Elhaida già nelle ultime puntate di “The Voice of Italy”, esattamente al contrario di quanto avviene in pressoché la totalità dei casi di suoi colleghi usciti trionfatori (e non solo loro) da “talent” del suo stesso filone, non ha trovato nessun riscontro di interesse nel pubblico, non riuscendo a balzare in cima alle classifiche dei brani più scaricati, tanto che la casa discografica, per correre ai ripari, le ha fatto già presentare, durante “Una canzone per Padre Pio” un nuovo motivo confluito nell’ “ep”, che stavolta porta la firma di Kekko dei “Modà”, invece, a quanto risulta, il singolo di Cavicchini “A fuoco”, di genere “roccheggiante”, sembra se la stia “cavicch-iando” (e ci sta anche il gioco di parole) discretamente. Accusato da più parti sul Web per queste critiche molto spietate e sferzanti, il bel Timothy ha pensato bene di discolparsi, sempre dalle pagine di “Vanity Fair”, chiarendo la sua posizione “Non nego di aver detto certe frasi ma il modo in cui sono state riportate o perlomeno il modo in cui i lettori le hanno percepite, hanno fatto pensare che fossi razzista e questo non mi sta bene perché non lo sono assolutamente. Io ho le mie idee e non ho paura di dirle però non accetto di passare per quello che non sono …Con la frase -che idea è far cantare a una ragazza albanese un testo in inglese in un talent italiano?- criticavo per l’appunto la scelta del brano e il mescolone di identità culturali, ma se la ragazza invece che albanese fosse stata danese sarebbe stato lo stesso e probabilmente non mi avrebbero dato del razzista”.

 Beh, certi “controsensi” nella scelta di qualche concorrente li avevano notati un po’ tutti, a maggior ragione in un programma che vanta il merito di premiare la migliore voce nazionale, c’è da chiedersi se a qualche nostro giovane cantante sarebbero state accordate uguali opportunità che da noi a Elhaida, se si fosse presentato alle selezioni per il corrispondente “The Voice” edizione britannica o tedesca o spagnola o quello che volete, fatevi delle domande e datevi delle risposte.

[Articolo a cura di Fede]

“The Voice of Italy” vince Elhaida Dani


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Vince la prima edizione di  “The Voice of  Italy” : Elhaida Dani, vent’anni, di origini albanesi e nota per aver vinto nel 2009 l’edizione albanese di “Star Academy”e una serie di Festival in Albania. Ha  sbaragliato Timothy Cavicchini preparato da Piero Pelù, un vero osso duro dalla vena rock molto coinvolgente oltre che di bella presenza scenica, con buone probabilità di vincere,  con un netto 71 % di preferenze. Una vittoria che chiaramente  divide il pubblico e la critica. Il talent show ha avuto ottimi ascolti su tutti i fronti e sui social ha primeggiato. Ospiti della serata gli i Modà con la loro “Gioia” i quali hanno duettato con i finalisti Silvia, Veronica, Timothy e Elhaida.

Al  secondo posto si è classificato Timothy Cavicchini, al terzo Veronica De Simone e al quarto Silvia Capasso.

Elhaida, si trova in Italia da due anni e vive a Formia, in passato   partecipò ai casting di Amici ma  fu liquidata senza tanti complimenti come lei stessa racconta: “Un paio di anni fa andai ai provini di Amici. Avevo diciotto anni e appena ho aperto la bocca per cantare mi hanno detto che non facevo per loro. Quindi non ho passato nemmeno il primo provino e ancora mi chiedo perché siano stati così severi con me. Ai tempi non l’avevo presa bene ma adesso sono qui quindi direi che non posso proprio lamentarmi”.

Ora, per la ragazza albanese, in Italia da due anni,  si aprono le porte della musica e un contratto discografico con la Universal. «Grazie Italia», dice Elhaida mentre un emozionatissimo   Cocciante (suo coach) l’abbraccia calorosamente, poi lei si asciuga le lacrime e canta il  suo inedito “When love calls your name”…

Ops.. scusate ma parliamo di   “The Voice of  Italy”?

Timothy Cavicchini semifinalista di The Voice: Mi auguro che il pubblico non si fermi solo all’aspetto fisico”


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Nel quarto Live di The Voice 2013, Timothy Cavicchini  il “pupillo” di Pelù è tra gli otto semifinalisti che il prossimo giovedì si conquisteranno la finale. Per lui l’aspetto fisico sembrerebbe quasi una preoccupazione, infatti nell’intervista prima dello show ha dichiarato: “Mi auguro che il pubblico da casa intuisca che ho qualcosa da dire e che non si fermi solo all’aspetto fisico”. Timothy ha cantato A che ora è la fine del mondo di Luciano Ligabue, ricordando vagamente l’originale, ma  è riuscito ad emozionare il suo coach, Piero Pelù . Lasciando da parte una certa diffidenza che il ragazzo può ispirare proprio per l’aspetto fisico  di “bello e dannato”, che ben si adatterebbe al “trono” di Uomini e Donne,   bisogna riconoscergli  grinta canora, energia, presenza scenica, condite da una buona dose di   sex appeal  col quale riesce, meglio di altri, a coinvolgere il pubblico. Curioso constatare che, nonostante l’aria da mascalzoncello, come dichiarato in una recente intervista a Vanity Fair, non ha mai fatto uso di droghe nè si è mai ubriacato, ma…  fa tanto sesso,  adesso,   solo con la sua Angela, con cui è fidanzato da due anni…Pure fedele pertanto,  è proprio vero che l’apparenza inganna! Che dite ?

Ecco  gli otto semifinalisti al completo che vedremo Giovedì 23 maggio contendersi a The Voice, la finale :

Team Pelù: Timothy Cavicchini scelto dal pubblico da casa e Francesco Guasti dal coach.

Team Noemi:  Silvia Capasso scelta dal pubblico da casa e Giuseppe Scianna dalla   coach.

Team Carrà: Veronica De Simone scelta dal pubblico da casa e Manuel Foresta dalla   coach .

Team Riccardo Cocciante: Elhaida Dani scelta dal pubblico da casa. Mattia Lever, dal coach

THE VOICE” seconda fase “The battle”: QUALCHE OMBRA SULLE ELIMINAZIONI?


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[Articolo a cura di Fede]

Il seguitissimo “show” di Raidue, “The Voice” è ormai entrato nel vivo, come si suol dire, alla prima fase di “blind auditions”, ossia le audizioni “al buio” dei concorrenti, è appena succeduta quella, molto più cruenta, in cui i prescelti si giocano il tutto per tutto, di “the battle”, che prevede, nello studio, un “ring” che delimita una ristretta area del palcoscenico, all’interno di cui si devono misurare a coppie in una specie di “duello-duetto” sul medesimo brano musicale, del quale interpretano alternativamente dei brevi passaggi e congiuntamente qualche ritornello, il tempo a disposizione scarseggia e in qualche minuto si deve dimostrare bellicosità, determinazione e capacità di imporsi a giudici e pubblico. Ed è arrivata, puntuale come in tante altre occasioni similari, la polemica, rimbalzata, poi immediatamente sui “blogs”, innescata da un concorrente della squadra di Raffaella Carrà, Daniele Vit, che ha dissentito recisamente sulle ragioni addotte dalla sua “coach” a giustificazione della sua esclusione, avendolo giudicato meno “padrone” del pezzo “Di questo diavolo di –Marroon 5-“ che non il suo sfidante, la replica del ragazzo è stata subitanea “Posso risponderti Raffaella? Tu hai fatto a priori all’inizio, quando mi hai preso alle blind, una scelta. Mi hai preso per determinate motivazioni. E me l’hai detto. Cioè che io avevo cantato un pezzo di Eros e l’avevo cantato a mio modo. Io ho cantato un pezzo di Maroon 5 non come i Maroon 5. Ho provato a cantarla a mio modo. Non posso sentirmi dire. Lui era più dentro ai Maroon 5”. Sarebbe finita qui se un articolista di “Tv-Blog” non ci avesse montato un vero e proprio caso, insinuando che forse la trasmissione non sia così “trasparente” e cristallina come si è proposta dal primo istante, ma che addirittura si sarebbe barato, adottando espedienti truffaldini, come abbassare il volume del microfono di Daniele, per ridimensionare la potenza della sua voce. Certo, esistono dei clamorosi precedenti, meglio non frugare troppo accuratamente nell’archivio storico dei “talent” perché ne balzerebbe fuori tutto un corredo scomodo di “magagne” quali manipolazioni di voti, alterazioni di risultati, favoritismi, artifici di montaggio per dare luogo a  determinati effetti, commissioni giudicatrici parzialissime e concorrenti penalizzati con ogni sorta di scorrettezze, ma non è generalizzabile sempre. In fondo conta anche ciò che il telespettatore percepisce da casa, a lui spetta l’ultima parola e riguardo agli esiti delle “tenzoni” di “The Voice” in molti casi ci si potrebbe anche trovare sulla stessa linea di pensiero dei giudici, a sintetizzare lo spirito di questa seconda fase della gara è stato il “preparatore” di una delle squadre, Piero Pelù, il quale ha detto senza mezzi termini che gli aspiranti alla promozione al “live” successivo che si scontrano, dovranno dimostrare di possedere “Las huevas” (sì, come dire, in spagnolo, gli “attributi”) per prevalere, perché c’è il confronto e se in prima battuta, nelle “blind” contava solo la voce, ora si considera l’esibizione nel suo complesso, includendo la capacità di stare sul palcoscenico, l’originalità, la capacità di farsi ascoltare. A ben vedere, i personaggi su cui si è abbattuta la scure dell’eliminazione, non hanno stupito più di tanto, fra di loro c’è stato l’omaccione sulle 300 libbre

con accenti sorprendentemente alla Joe Cocker, quanto impacciato e improponibile sulla scena, la ragazza dalla loquela inarrestabile anche laddove non richiesto, autentico “clone” di Emma in versione castana, i cui atteggiamenti grossolani, pur indossando un impalpabile abito di “voile” con spacco inguinale, le conferivano la stessa grazia di un conducente di autotreno, il suo dimenarsi non è piaciuto e puntuale da parte sua, non è mancata la “scena-madre”, con pianti a dirotto e parenti, ripresi dietro le quinte, che levavano le braccia al cielo, Cocciante, impietosito, l’ha invitata a presentarsi ai provini per i suoi spettacoli; dispiace, invece, che sia stata esclusa una ragazza che nelle qualificazioni aveva interpretato superbamente Adele, purtroppo non aveva la timbrica vocale per Tina Turner, comunque dal pubblico in sala si sono levate sonore proteste.

Ritornando a Daniele Vit, non si sa se qualcuno lo rimpiangerà, certo è che la sua voce, seppur tonante, non è di quelle che non si dimenticano e anche la sua immagine è tendente al grottesco, acconciato con una specie di cannolo gigante piazzato al centro della testa, ha continuato a saltellare durante tutta l’esibizione, non si è capito bene cosa stesse facendo, forse “step” in palestra, sicuramente non ciò che ci voleva per fargli superare il turno, d’altra parte risulta “agli atti” che non è nuovo a mancate ammissioni ad altri “talent”.

Per quanto riguarda la Carrà, è stata rimproverata da più parti di “buonismo”, per essere sempre la prima a consolare i partecipanti che abbandonano definitivamente la gara e anche quella che li premia ogni volta con le sue esclamazioni estasiate “Sei stato/a favoloooooooso/a” ed è la più prodiga di effusioni con tutti, ma riesce difficile considerarla una persona capace di giocare sporco al fine di tarpare le ali a qualcuno, fa fede una lunga carriera in cui ha saputo generalmente mantenersi “super partes” e soprattutto in “The Voice” non è ricollegabile a interessi personali di nessuna natura nella scelta dei concorrenti da privilegiare, quindi, per il momento, per dirla con la celebre battuta della Maionchi, anche se volta “in positivo”, Raffaella “Per me è … sì”, naturalmente “rivedibile”, come sempre, in questi casi.

Tuttavia è  notizia dell’ultim’ora, già ribattuta in rete,  la smentita categorica  del cantante Daniele Vit sulle sue dichiarazioni in merito al “difetto” del microfono (volume più basso). Pare infatti che il cantante non sia interessato a cavalcare ulteriormente la polemica, anzi vorrebbe collaborare molto presto proprio con la Carrà. Questo è stato il suo appello alla Raffa Nazionale:

Signora Carrà, visto che abbiamo discusso, facciamo pace, inventiamoci qualcosa insieme, io aspetto di duettare con lei come mi ha promesso, le propongo una bella canzone insieme e ci togliamo il pensiero.

Non resta che attendere la risposta della Carrà che, al momento dell’eliminazione, a Daniele disse:

Sono sicura che un giorno o l’altro, non so ne come ne dove, ma ti prometto che ci ritroveremo da qualche parte.

Debutta “The Voice” talent “anti-Amici di Maria De Filippi”


 

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[Articolo a cura di Fede]

Avvio promettente per il nuovo “talent” di Raidue “The Voice” con  uno “share” del 12,34%, salito al 15% nell’ultimo segmento, nonostante il debutto in una serata difficile come il giovedì e una contro programmazione dei maggiori competitor quali la seguitissima “fiction” di Raiuno “Che Dio ci aiuti”, un film da record di incassi Bisio-Siano di Canale5 che e infine “Servizio Pubblico” di Santoro sulla 7.

Lanciato senza debordante strepito o profusione di aggettivi magniloquenti da parte della stampa e della tv, ma con una promozione mediatica giocata piuttosto sull’attesa di un prodotto autenticamente innovativo e capace di “scardinare” gli schemi ormai logori e ripetitivi del genere a cui esso appartiene. E le aspettative non sono andate deluse, “The Voice” non ricalca formule trite ritrite a cui il pubblico italiano è ormai abituato,ma si ispira a un “format” ampiamente testato e con notevolissimi consensi, all’estero che ha conquistato la Raffaella nazionale, che, per questo,  ha pensato, di portarlo in Italia.

Scenografia minimalista eccezion fatta per le poltroncine girevoli dei giudici, molto “futuribili” nel “design” e che ricordano vagamente quelle dell’astronave “Enterprise” di “Star Trek, e una gigantesca mano che impugna il gelato di un microfono quale simbolo e autentica griffe della trasmissione e il pubblico “silenzioso” inquadrato in lontananza, dal quale provengono gli applausi, ma nessun vocio di sottofondo, del tutto banditi gli schiamazzi che invece trionfano nelle riserve del “trash”.

Uno spettacolo ben congegnato, dotato di ritmo, appassionante, incalzante e vivace, mai pesante, costruito attorno a una squadra di professionisti di prim’ordine per competenza ed esperienza sul campo, da Raffaella Carrà a Cocciante, a Pelù e Noemi, quattro giudici “atipici”, affiatatissimi, in armonia pure quando si è trattato di “contendersi” i concorrenti, ai quali spettava, novità assoluta, la scelta del “tutor”. In stile completamente contrapposto ad altri talent, uno su tutti in particolare, senza bisogno di nominarlo, in cui gli insegnanti,  in guisa di “stupide galline che si azzuffano” (ndr la citazione è presa in prestito da “Bandiera Bianca” di Battiato) hanno sempre dato un’immagine di sé assai poco credibile e sicuramente non esemplare.

La vera “rivelazione” della trasmissione è stato il “coach” metallaro pluritatuato e palestrato Piero Pelù, una sorgente inesauribile di battute irresistibili, di una simpatia travolgente che ha sorpreso un po’ tutti, che con il suo fare persuasivo da diavolo tentatore è riuscito a “inforcare” e accaparrarsi i candidati, almeno, sulla carta, più grintosi e a lui affini. La carrellata di personaggi inediti, o quasi, visto che uno di loro è già stato a Sanremo, ha visto scorrere, complessivamente, delle belle voci generalmente intonate, qualche timbro interessante, qualche copia-carbone di artisti affermati, scartata da subito, qualche sfumatura “bisex” che ha completamente portato fuori strada, nel corso delle “blind audition” nello specifico, Noemi, comunque, “se son rose, fioriranno” nel corso della prossima gara vera e propria.

I giudici si sono distinti anche nel  trattamento riservato ai partecipanti, in particolare quelli che non sono risultati fra i prescelti, nessun  ha infierito su di loro, né li ha sottoposti all’umiliazione di commenti mortificanti, scoraggianti o derisori, ben lontani dallo stile e dal compartamento di altri ben noti giudici su altre reti, in altre atmosfere dove il buon gusto, in genere, non alligna; Raffaella Carrà stessa spiega in un’intervista i motivi della linea “sobria” perseguita dalla trasmissione (da “Nuovo” n. 10 14/03/2013) e sottolinea la “Responsabilità nei confronti dei ragazzi e delle ragazze che concorrono a –The Voice-“ e prosegue “E’una gioia dare possibilità ai giovani. E’vero che molti di loro andranno a casa, ma voglio che sentano che non hanno perso tempo e che il passaggio a –The Voice- non è stato inutile. Se vanno via con questo pensiero, è positivo perché capiranno che devono ancora migliorare. Come sempre”. E intanto sul Web fioccano i commenti a migliaia sulla trasmissione e sono in massima parte entusiastici. Che “The Voice” rappresenti una svolta nella concezione del “talent show” e sia riuscito a colpire nel segno?